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Da quando Greta Thunberg, la tredicenne svedese con le treccine, ha iniziato il suo “sciopero per l’ambiente” nel 2018, la questione ambientale spopola sul web come mai prima d’ora. Dai mezzi di trasporto alle scelte alimentari, tutto viene visto attraverso la lente d’ingrandimento dell’impronta ecologica.
Il mondo della nautica ha spesso anticipato i tempi, e il tema dell’impatto ambientale non fa eccezione. Senza andare troppo indietro negli anni, un articolo scientifico del 2009 intitolato “Eco-design e sostenibilità nella nautica da diporto: il caso della Regione Marche” (scaricabile qui) ha valutato l’orientamento alla sostenibilità (sustainability orientation) delle imprese nautiche marchigiane, rilevando come le imprese terminali (ovvero quelle a contatto con il cliente finale) si dimostrino maggiormente consapevoli rispetto ai temi della sostenibilità ambientale rispetto alle imprese che operano a monte della filiera. Gli autori dell’articolo vanno dritti al punto con questa citazione:
“La via dell’innovazione, fondata su competenze tecniche di alto livello, consente alle imprese di offrire prodotti a maggior valore aggiunto per acquirenti maggiormente sensibili all’originalità, al design, all’estetica, al comfort, alla qualità dei materiali e alle prestazioni delle imbarcazioni. In particolare, negli ultimi anni hanno assunto un ruolo centrale le innovazioni di prodotto e di processocaratterizzate dall’eco-compatibilità,attente cioè all’impatto ambientale in ogni fase del ciclo di vita dell’imbarcazione.” (Bruni e Carcano 2009, Moschini 2009, articolo)
Quando la Comunità Europea inizia a promuovere strategie per il miglioramento di efficienza e sostenibilità dei processi, il design è tra le prime discipline a sposare la causa: emergono una serie di best practices che conciliano la funzionalità e l’estetica di un prodotto con la sua sostenibilità.
Quante risorse hai utilizzato per produrre questo oggetto?
Al termine della sua vita utile potrà essere riciclato? Quanto costerà all’ambiente il suo smaltimento?
Le risposte a queste domande fanno ormai la differenza sul tipo di cliente target a cui punta ogni cantiere nautico.
Nell’ambito delle nostre consulenze di yacht design, tendiamo sempre a orientare i nostri progetti per gli interni delle imbarcazioni all’utilizzo di materiali naturali o riciclati o che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente e la minore emissione di CO2 (la cosiddetta carbon footprint).
Tra i materiali ecosostenibili, i più utilizzati sono il legno, il vetro, il sughero, la pietra e derivati, ma si fanno strada anche materiali nuovi, come il micelio dei funghi (dei filamenti che costituiscono una specie di apparato radicale), la lana di pecora o pannelli di fibra di cellulosa, che possono essere una validissima alternativa ai tradizionali coibentanti plastici come le schiume; oppure i colori minerali, che sono vernici completamente naturali e prive di qualsiasi sostanza tossica, capaci di impedire la formazione di muffe e batteri.
Altra soluzione sostenibile è l’utilizzo del cosiddetto green teak: il teak è sempre un legno (molto pregiato), ma la sua provenienza esotica e la sua rarità lo rende il meno sostenibile tra i tipi di legno.
La necessità di compiere scelte più consapevoli e attente per l’ambiente, nel settore nautico, orienta le scelte di alcune aziende da molto prima che Greta Thunberg disegnasse il suo primo cartello di protesta: l’enorme diffusione di una nuova consapevolezza ambientale a cui assistiamo oggi segna però un punto di non ritorno nella maggiore consapevolezza dei consumatori – di oggi e di domani: sempre meno persone saranno disposte a investire in un bene di lusso per poi essere accusate di “prosciugare il pianeta”, sempre più persone saranno disposte a spendere di più per un bene che impatta meno sulla natura.
Una sfida non più rimandabile, che come team NSM contiamo di vincere insieme a tante altre aziende che sapranno cogliervi una nuova opportunità.